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La carta (da Treccani.it)

carta s. f. [lat. charta (dal gr. χάρτης), che indicava dapprima il foglio di papiro, charta papyri, usato per scrivere, poi la pergamena, charta pergamena, e infine, dal medioevo, il tipo di carta moderna]. –

1.

a. Prodotto industriale fabbricato con sostanze fibrose diverse (prodotti cellulosici, legno, paglia, cenci risultanti da fibre vegetali, ecc.) ridotte, mediante trattamenti meccanici e chimici, in paste umide, dalle quali, previa aggiunta di additivi, detti cariche, che conferiscono caratteristiche particolari, si ricavano fogli sottili e flessibili, per varî usi: scrivervi, stamparvi, involgere, ecc. Le carte si distinguono e si denominano in base al metodo di fabbricazione: c. a mano, c. a macchina; in base alle materie prime usate: c. fini (di cenci e di cellulosa), c. mezzofini (di paste miste), c. andanti (di pasta di legno). Secondo l’uso cui sono destinate si hanno le c. da impressione (come la c. da scrivere, che può essere anche rigata o quadrettata, la c. da lettere, la c. da minuta, la c. da musica, con già predisposte le righe del pentagramma, le varie c. da stampa, satinate, patinate, quelle per giornali e riviste, ecc.), le c. assorbenti, le c. da involgere o da involto e le c. da imballo, le c. da parati o c. di Francia, la c. igienica, e infine le c. speciali, come le c. per valori, la c. patinata, pergamenata, metallizzata, la c. velina (di vario tipo), la c. smerigliata o c. smeriglio, la c. vetrata, la c. carbone, ecc. (per tutti questi tipi, si veda sotto i diversi sostantivi o aggettivi qualificanti).

b. Spesso s’intende senz’altro la carta per scrivere: mettere in, o su, c., affidare alla c., cioè scrivere; rimanere sulla c., di promesse non mantenute; insudiciare, impiastrare, imbrattare la c., scrivere spropositi; c. bollata (o da bollo o legale), col bollo dello stato, per atti ufficiali (il contr. è c. libera o c. semplice): Tuttavia avrò presto il mio benservito Forse in carta da bollo da presentare Chissà a quale burocrate (Montale); c. protocollo, più spessa e resistente della comune, rigata e marginata; c. commerciale, quadrettata per calcoli numerici; c. vergatina, sottile, per scrivere a macchina, ecc.

c. In farmacia, è sinon. di cartina, per indicare sia l’involucro sia la dose di medicamento in esso contenuta.

d. La locuz. di carta è talora usata con funzione aggettivale per esprimere labilità, inconsistenza, mancanza di solide basi: una casa di c., una repubblica di c., programmi, iniziative di carta (cfr. anche cartaceo); una tigre di c. (v. tigre, n. 1 c). Con sign. simile, ma con riferimento alle carte da gioco (v. oltre, al n. 4), l’espressione castello di carte, a proposito di progetto o impresa senza basi e che, di fronte alla realtà, si dimostra irrealizzabile.

2.

a. Foglio scritto o stampato; spec. al plur.: avere la scrivania piena di carte; riordinare le c., le proprie c. (cioè appunti, fogli e lavori manoscritti, o documenti varî); le sacre c., i libri delle Sacre Scritture; più ridon le c. [cioè le pergamene miniate] Che pennelleggia Franco Bolognese (Dante); gli studi leggiadri Talor lasciando e le sudate c. (Leopardi); in partic., in bibliologia e codicologia, carta è sinon. di foglio, inteso come pagina di due facciate (denominate rispettivam. recto e verso: a carta 12 r, o 12 v, al foglio 12 recto o verso); per le espressioni fig. avere, mandare a carte quarantotto, v. quarantotto, n. 1. Sono ricalcate sul francese le espressioni c. da visita per biglietto da (o di) visita, e carta per lista delle vivande (mangiare alla c., contr. di a prezzo fisso).

b. Accezioni e usi partic. del linguaggio finanz. e comm.: c. moneta o monetata, cartevalori (v. cartamoneta, carte-valori); c. commerciale, c. finanziaria (v. ai singoli aggettivi); c. di credito, rilasciata da banche o da altri istituti affini (v. credito, n. 2 c); c. di favore o di comodo, sinon. di cambiale; c. di assegno, lo stesso che assegnato2.

3.

a. Nel medioevo, documento (lat. charta, e in grafia medievale anche carta) comprovante un negozio giuridico pubblico o privato; oggi, genericam., contratto, strumento notarile, e sim.

b. Dichiarazione programmatica e fondamentale di principî generali: C. atlantica (v. atlantico2, n. 4); C. del lavoro (v. lavoro, alla fine del n. 1 d); C. costituzionale, la costituzione stessa (o statuto), cioè l’atto che contiene e sanziona le norme giuridiche e legislative su cui si fonda uno stato a governo costituzionale. Per la Magna Carta (o, meno esattamente, Magna Charta), v. magna carta.

c. Documento che comprova determinati diritti o serve per l’identificazione personale o ha comunque valore ufficiale: c. d’identità (v. identità, n. 3 a); c. annonaria (v. annonario); c. di circolazione e immatricolazione, per gli autoveicoli (v. circolazione, n. 1 a); c. verde, documento di colore verde, obbligatorio per la circolazione dei veicoli nei paesi stranieri, che attesta l’assicurazione contro i danni a terzi; c. strumentale, in aeronautica, documento che attesta l’abilitazione di un pilota a condurre un velivolo in volo strumentale.

d. Col sign. generico di documento, atto pubblico, contratto scritto e sim., il termine è anche usato in espressioni del linguaggio corrente e in locuzioni fig.: avere le c. in regola; fare le c. per sposarsi; essere disposto a far c. false per qualcuno, a fare qualsiasi cosa per lui; avere o dare c. bianca, avere o dare piena facoltà di agire a modo proprio; prov., c. canta e villan dorme, quando s’è fatto un contratto in regola si può stare tranquilli. Rientra in questo sign. anche la locuz. un pezzo di c., usata per lo più (come il fr. chiffon de papier) in senso spreg. o limitativo per indicare un documento, una convenzione oppure un titolo di studio di scarso valore effettivo: voleva rilasciarmi una ricevuta (o una dichiarazione, un impegno scritto, ecc.): ma che me ne faccio io di un pezzo di c.?; hai studiato tanti anni per prendere la laurea, e ora che cos’hai? un pezzo di carta!

4. Carte da gioco (e, nell’uso corrente, assol. carte): cartoncini rettangolari con varî segni e figure che, riuniti in mazzi di quaranta o più, servono per giocare: c. francesi, c. napoletane, piacentine, triestine, ecc., diverse per concezione e disegni (e così le c. da poker, le c. per il mercante in fiera, ecc.); giocare a carte o alle c.; mescolare, scozzare, alzare le c.; dare le c., distribuirle; fare le c., mescolarle e distribuirle ai varî giocatori; chiamare una c., chiederla a chi tiene il mazzo, o invitare il compagno a buttarla in tavola; calare una c., metterla in tavola. Locuzioni fig.: aver buone c. in mano, avere elementi a proprio favore per sopraffare un avversario, per riuscire in un’impresa, e sim.; giocare, rischiare una c., fare un tentativo; giocare o rischiare l’ultima c., tentare l’estrema risorsa; giocare una grossa c., una c. importante, fare un tentativo rischioso, di notevole impegno: sapendo bene che giocavano una gran c., ma convinti che non c’era da far altro, conclusero di rincarare il pane (Manzoni); giocare a c. scoperte, agire apertamente, senza infingimenti; mettere le c. in tavola, rivelare le proprie intenzioni, parlare con franchezza; cambiare le c. in tavola (v. cambiare, n. 1); imbrogliare le c., confondere, disorientare, creare confusione; prov., chi ha fortuna in amor (o, con variante, fortunato in amor) non giochi a carte, giacché, come dice un altro proverbio, chi è fortunato al gioco è sfortunato in amore, e viceversa. Carte sono dette anche quelle, simili nel formato alle carte da gioco, adoperate dalle cartomanti per indovinare la sorte: leggere le c.; farsi fare le carte.

5. C. geografica: rappresentazione approssimata, ridotta e simbolica della superficie terrestre o di una sua parte sul piano. In base alla scala (cioè al rapporto fra le dimensioni lineari risultanti dalle carte e quelle reali) le carte si distinguono in: piante o mappe catastali (scala fino a 1/5000); c. topografiche (da 1/10.000 a 1/200.000); c. corografiche (da 1/200.000 a 1/1.000.000); c. generali (scale oltre 1/1.000.000). A seconda dell’uso e delle indicazioni simboliche aggiunte si hanno: c. fisiche, rappresentanti forme e fenomeni fisici della superficie terrestre; c. politiche, che mettono in risalto le divisioni politiche e amministrative, la distribuzione e l’entità dei centri abitati; c. economiche, che esprimono i fatti economici singoli o le caratteristiche economiche complessive di determinate regioni; c. geofisiche, che rappresentano determinate caratteristiche della superficie terrestre o l’andamento di particolari fenomeni (vi sono perciò comprese carte geologiche, magnetiche, meteorologiche, ecc.); sono inoltre dette c. mute le carte geografiche che presentano il solo disegno senza le indicazioni toponomastiche. D’interesse più particolare, o rivolte a scopi pratici, sono le c. batimetriche, in cui sono segnate le curve di profondità (isobate) di bacini marini e lacustri; le c. nautiche, necessarie per la navigazione marittima e aerea; le c. automobilistiche o stradali, sulle quali sono indicate le strade di regioni più o meno vaste con le loro caratteristiche, a uso degli automobilisti. Di complemento a studî storici, o di altre discipline, sono invece le c. storiche, che raffigurano le condizioni geografiche antiche di determinati paesi, con gli insediamenti umani e le divisioni politiche; le c. archeologiche, in cui sono indicati i siti archeologici; le c. etniche, che rappresentano la distribuzione, in un’epoca precisata, delle diverse popolazioni sotto l’aspetto nazionale, tribale, ecc., o la distribuzione di varî tipi di abitazione, di forme religiose, ecc.; le c. linguistiche, che descrivono la diffusione e distribuzione, entro un territorio più o meno ampio, delle lingue di cultura, o analizzano (di solito mediante un sistema di isoglosse) l’andamento geografico di determinati fenomeni (fonetici, morfologici, lessicali, ecc.), soprattutto nell’uso dialettale. Analoghe alle carte geografiche terrestri sono quelle che rappresentano in piano la sfera celeste o singole parti di essa (c. celesti), oppure la superficie di un determinato astro (come la c. lunare).

6. La parte mediana della corteccia serica del bozzolo del baco da seta, dalla quale si ricava la parte migliore della seta. ◆ Dim. cartina (v.); pegg. cartàccia (v.). Altri alterati, come cartèlla, cartóne, cartùccia, hanno assunto sign. più particolari (v. le singole voci)

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I book-sniffer

L’odore dei libri

Il gesto è furtivo, istantaneo. La mano sinistra regge il volume, il pollice della mano destra carezza il taglio delle pagine facendole scorrere come un mazzo di carte, il naso s’avvicina, quasi si tuffa nella leggera brezza prodotta dall’insolito ventaglio. Pochi attimi di intenso, voluttoso annusamento: e ci si ricompone. Il commesso della libreria e il cliente accanto fingeranno di non aver visto. Perché tutti lo sanno, ma nessuno lo ammette di buon grado: gli sniffatori di libri esistono. Sono fra noi. Sono migliaia. Vampiri di un piacere innocuo e compulsivo, cleptomani di un bene impalpabile e raffinato. Sono quasi sempre grandi lettori, che i libri, dopo averli così assaggiati, li comprano davvero: anche per questo il libraio lascia fare. Del resto è quasi sempre anche lui, come molti pusher, un consumatore-dipendente dell’odor di libro. Piacere negato, solitario, inconfessabile e inconfessato. (…).

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